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Vogliono continuare a privarci di tesori preziosi: Sarzana in movimento dice no all’affare Cassa Depositi e Prestiti su Villa Ollandini

Qualche giorno fa i “disfattisti” di Sarzana in movimento, per voce del candidato sindaco Valter Chiappini, hanno votato contro l’ODG sull’accordo di programma tra il Comune di Sarzana e Cassa Depositi e Prestiti Immobiliare, che comporta anche una variante al Piano Regolatore Generale (PRG), relativo a Villa Ollandini (qui Gazzetta della Spezia ci ha aiutato con un intervista e un video a spiegare il nostro punto di vista). La palla ora passa alla Regione. Sarzana in movimento al governo della città – se i cittadini così vorranno –  farà tutto quanto nelle sue possibilità per far pervenire la voce dei Sarzanesi agli organi regionali. Ma ora diamo spazio all’amore per la i Fatti e la Natura del nostro candidato Piero Mannella. (ve ne sarete accorti; l’immagine sopra raffigura Villa Borghese, forse il più alto esempio di come un comune possa gestire una villa a vantaggio della propria comunità).

Credo che ormai sia nota a tutti la storia della famiglia Sarzanese degli Ollandini, e della sua magnifica residenza sette-ottocentesca, arricchita di preziose statue e attorniata da un parco con grande abbondanza di specie botaniche, come era in uso in quel periodo in molte  residenze nobiliari.

Poi le vicende storiche hanno portato al decadimento della famiglia, alla vendita della villa e del parco, nel 1937, alla Provincia di La Spezia per ospitare un sanatorio, con la condizione di conservare il patrimonio culturale che rappresentava e di essere a disposizione della collettività.

Nel 1977 il Ministero dei Beni Culturali rinnova il vincolo datato 1937 e specifica che “Villa Ollandini ed il suo complesso sono soggetti a tutte le disposizioni di tutela, secondo la vigente normativa, e che il vincolo viene trascritto presso la Conservatoria dei registri immobiliari e vale nei confronti di qualsiasi successivo proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo.” ribadendolo nel 2005.

La villa, dopo la vendita, subisce modifiche, sia per adattarla al nuovo utilizzo sanitario, sia per  riparare danneggiamenti del periodo bellico; la ricostruzione con ampliamenti vari compromette fortemente la bella realizzazione settecentesca, ma rimane intatto il fascino del luogo e il bellissimo giardino botanico inserito nel parco che nel 1980, quando l’ultimo giardiniere Pietro Borghesi termina la sua attività, conta ancora 800 specie vegetali tra alberi, arbusti ed erbe.

In seguito la residenza passa al Comune di Sarzana (1980), che nel PRG destina il complesso a “parco urbano”, e successivamente alla ASL, che sposta lì i suoi uffici  con l’aggiunta di una nuova costruzione che accoglierà il C.I.M. (Centro di Igiene Mentale) ed il Ser.T. (Servizio Tossicodipendenze)  sino all’anno 2000. E’ in questo periodo che inizia  il degrado e la spoliazione della villa dalle poche opere che erano ancora rimaste, che aumenterà fortemente dopo la chiusura dei servizi dell’ASL e l’abbandono del complesso.

Un primo tentativo di “cartolarizzazione” avviene in occasione del Giubileo del 2000, quando INAIL acquisisce il complesso per farne un albergo per i pellegrini della via Francigena con la clausola che dopo 5 anni il complesso sarebbe tornato alla ASL per destinarlo, ristrutturato, ad uso residenziale socio-sanitario. Tentativo che finisce col riacquisto del complesso da parte di ASL senza nessun intervento e la consegna all’oblio degli anni a venire.

Nel 2008 Valcomp2 (Finanziaria pubblica controllata dal ministero e assorbita poi dal ramo immobiliare di Cassa Depositi e Prestiti, anch’essa pubblica con una partecipazione privata al 30% ) acquista villa e parco urbano in una ulteriore operazione di cartolarizzazione dei beni ASL ritenuti non necessari finalizzata alla copertura del buco di bilancio regionale della sanità. CDP, una volta subentrata, chiede il passaggio da uso sanitario a civile e propone una intesa per “recupero residenziale privato” degli edifici attraverso una variante al PRG. Per ovviare alla proibizione di varianti in presenza di PRG scaduti imposta dalle norme di legge (e il PRG di Sarzana è scaduto da più di un decennio) si utilizza l’escamotage della deroga in caso di “interesse pubblico della variante”, proponendo la cessione al Comune di Sarzana  dell’area del giardino con i suoi due immobili.

In pratica, per “interesse pubblico” si aggira la norma di legge per la riapertura di un bene già pubblico interdetto da anni tacendo del vincolo confermato dal Ministero per cui tutto il complesso è destinato ad uso pubblico.

Purtroppo avviene sempre più frequentemente questo meccanismo perverso che porta i Beni Comuni a finire in mano privata : essi sono trascurati o lasciati in totale abbandono, sino a che arriva finalmente un “salvatore, privato” che offre “l’affare” ad amministrazioni sempre affamate di soldi, che spesso scompaiono in mille rivoli senza portare nulla alla collettività.

Di qualche giorno fa le dichiarazioni trionfaliste della Amministrazione Comunale, che festeggiava la conclusione dell’ annosa questione : la sistemazione di Villa Ollandini e del suo parco.

Leggendo il testo del S.U.A. (Strumento Urbanistico Attuativo) in attuazione dell’ultimo Protocollo di Intesa tra Comune di Sarzana e C.D.P. Immobiliare,  relativo alla sistemazione di Villa Ollandini ed il suo parco, a nostro parere, non si individuano per niente i motivi di tanto entusiasmo da parte dell’Amministrazione cittadina.

In effetti riteniamo che tale accordo costituisca un grosso affare per C.D.P. (e i suoi soci privati), ed una pessima cosa per il giardino di Villa Ollandini e  per i cittadini sarzanesi .

L’amministrazione comunale, tra l’altro, se vogliamo passare sopra ai vincoli esistenti, non ha saputo neanche sfruttare il grande potere contrattuale che aveva nei confronti di C.D.P. immobiliare, a cui ha concesso il cambio di destinazione residenziale e la realizzazione di 26 unità abitative di grande valore economico e un’azienda agricola con immobile di pertinenza ex novo (circa almeno 12/13 milioni di euro di valore immobiliare) in cambio di quello che, in proporzione, è ben misera contropartita per la cittadinanza.

Si elencano alcuni  motivi di valutazione negativa dell’accordo con C.D.P., non necessariamente in ordine di importanza.

– La cessione al Comune di giardino, casa del custode e limonaia, presentata come una generosa regalia: in realtà ai volumi “ricevuti in dono” ne corrispondono altrettanti che CDP potrà aggiungere alla volumetria esistente. In pratica vengono scaltramente scambiati volumi poco utilizzabili, perchè coperti da vincolo architettonico e di destinazione di utilizzo, con uguali volumi da aggiungere alla rsitrutturazione dei rimanenti immobili da cerdere a privati, aumentandoli notevolmente di valore.

– I lavori di sistemazione della casa del custode e della limonaia sono a “scomputo degli oneri di urbanizzazione”, ovvero a carico dei cittadini, e secondo quanto valutato dalla ditta costruttrice.

– I lavori di sistemazione della Casa del Custode sono di “manutenzione straordinaria” e  riguardano principalmente il tetto e la parte esterna dell’edificio, che verrebbe consegnato privo di impianti elettrici, idrici, riscaldamento etc. Praticamente l’edificio sarebbe inutilizzabile e destinato a ridivenire nel tempo fatiscente vista la mancanza di risorse finanziarie da parte del comune; infatti è persino scomparsa misteriosamente dal le enunciazioni dell’ Amministrazione la destinazione a sede della biblioteca civica comunale,  che è sempre stata sbandierata come fiore all’occhiello della operazione.

– Il progetto prevede poi di dotare il futuro giardino di un parcheggio di circa 1000 mq (sempre a scomputo oneri, circa 66.000 euro per sistemare l’area a parcheggio senza pavimentazione e senza taglio di piante), da ricavare dove ora vediamo quel fazzoletto erboso con 4 pini all’ingresso della Panoramica (Via della Fortezza) da Viale Mazzini, sulla destra. L’opera appare costosa e inutile, ma dicono che si deve fare perchè è prevista da tutti i piani urbanistici.

– L’accesso alle nuove unità abitative avviene  da via della Fortezza; verrà allo scopo realizzata nel bosco attuale una strada a doppia corsia,oltre a una cinquantina di parcheggi. Ovviamente gli alberi presenti nel tracciato di queste realizzazioni saranno abbattuti.

– La sistemazione del giardino (in carico a CDP, ma sempre a scomputo degli oneri)  prevede l‘abbattimento di 26 alberi  allo scopo, dice il progetto, di liberare la vista del condominio di lusso. Su cosa, diciamo noi, sull’orribile variante? Succede infatti che nel corso degli ultimi decenni sono state piantate essenze varie un po’ casualmente, modificando  l’impianto originale del giardino: l’architetto responsabile della sistemazione si propone di recuperare una parvenza della originale visione ottocentesca (l’asse prospettico giardino-villa, la presenza delle specie più antiche,…) , e da questo deriva  l’abbattimento di tutti gli alberi considerati “in esubero” .

A fare le spese di questa “pulizia etnica arborea” saranno quindi alcuni enormi cedri (colpevoli di non essere nel punto giusto)

e – udite udite – anche un rarissimo esemplare di Metasequoia glyptostroboides,

un albero che si pensava estinto 2 milioni di anni fa, ma di cui nel 1946  vennero rinvenuti un centinaio di esemplari in una remotissima valle della Cina. Reintrodotti nei giardini botanici di America ed Europa, arrivarono in Italia nel 1961 nel Giardino Botanico Borromeo nell’Isola Madre del Lago Maggiore. Purtroppo si è persa memoria di  come il nostro esemplare di Metasequoia sia arrivato nel giardino di Villa Ollandini a Sarzana. Ma c’è, e noi di Sarzana in movimento intendiamo salvaguardarlo in ogni maniera lecita.

La metasequoia dell’Orto Botanico di Padova

Sì, ci adopereremo affinché sia risparmiato ai sarzanesi lo scempio di abbattimenti di cui non si vede attualmente la  ragione, vista l’impossibilità di un ripristino rigoroso dell’impianto originale, di quello che una volta era il parco di Villa Ollandini , domani… giardino del Supercondominio di lusso Ollandini.

Pierluigi Mannella

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