• per riportare la sinistra a Sarzana
Archivio, Sanità & sociale

…e un altro pezzo se ne va.

…e un altro pezzo se ne va! Il centro diurno ASL di viale Alfieri a Sarzana.

L’ultimo baluardo al “monopolio privato” nella “gestione” dei soggetti disabili (altro “terreno di conquista” dei privati nel calderone dei finanziamenti pubblici per i servizi sanitari oltre ad anziani, pazienti psichiatrici, recupero tossicodipendenti, etc…) ha ceduto.

Dopo 38 anni di onorato servizio, con un personale che vanta decenni di esperienza (a cui va il nostro grandissimo ringraziamento) e che era diventato come fratello o sorella per i fragili ospiti della struttura , il centro diurno per disabili della ASL, situato nella villetta di viale Alfieri a Sarzana, viene cancellato e “ceduto” in convenzione ad un consorzio privato.

Anni di colpevole incuria e “dimenticanza” hanno consentito che le motivazioni, “non risponde più ai criteri di accreditamento previsti dalle norme” e “non ci sono i soldi per adeguare la struttura alle norme ed assumero il personale necessario”, diventassero insormontabili (che non è neppure vero). Un “progetto” che viene da lontano, con un primo tentativo, preannunciato da tempo, all’inizio del 2015 che non ebbe buon fine forse solo per la “sconvenienza” politica delle imminenti elezioni regionali con l’assessore sarzanese Michelucci, con delega alla sanità e servizi sociali, lanciato verso la poltrona genovese.

Tassello dopo tassello il privato sta continuando ad occupare tutti i settori “produttivi” (inteso come capacità di lucro) dei servizi sanitari e allora: perchè, dopo avere ceduto gli altri servizi disabili della ASL Spezzino a privati, Sarzana doveva “resistere”? Come dice il proverbio? “Un po’ per uno in braccio alla mamma”… …e giù con la “spartizione” del territorio di conquista.

Cooperative di classe A, cooperative di classe B, Onlus, Società private e singoli privati hanno occupato oramai la quasi totalità dei servizi di supporto e territoriali e cominciano a fagocitare anche quelli sanitari del Servizio Sanitario PUBBLICO Ligure (quello FINANZIATO CON SOLDI PUBBLICI con cui, volere o volare, fanno profitto).

Tutti i servizi di supporto (TUTTI, in parte anche ammnistrativi) e territoriali sono oramai in mano a privati con contratti pluriennali o con convenzioni e già ora anche una consistente parte di quelli sanitari. E le prospettive non sono certo rosee visto che a Ponente siamo già a tre interi ospedali “ceduti” in gestione a privati dopo le pur fallimentari precedenti esperienze cosa che aumenta il timore che anche l’ospedale san Bartolomeo possa fare la stessa fine, visto che già nell’era Montaldo (PD, 2011) ci fu il tentativo, sventato dalla mobilitazione di Comitati, associazioni e cittadini, di aprirne la strada con la cessione a privati di pacchetti di interventi chirugici ortopedici.

L’ASL paga spesso più di quanto costerebbe gestire i servizi “in house” (per anni, ad esempio, ha pagato alle Cooperative più di 17 € per un’ora di ausiliariato quando “in house” ne costava 14 e 40 e le operatrici della cooperativa ne prendevano 6,19 lordi) e ci paga pure l’ IVA (per oltre 12 milioni all’anno) e ha grossi costi aggiuntivi dovuti all’ “ingessamento” dei servizi e a tutto il tempo pagato per il proprio personale spostato ad altre mansioni, riunioni, stesure di capitolati, contrattazioni, ricorsi, varianti, etc.,  ma tant’è…
…per consentire queste operazioni, poi, disperde patrimoni di professionalità, acquisite col tempo, con formazioni costose ed esperienza sul campo, “spostando” il proprio personale ad altre mansioni, costruendosi con le proprie mani l’estrema difficoltà per poter, un domani, riappropiarsi del servizio proprio per mancanza di professionalità e impossibilità di assumere (che invece il privato ha a piene mani non avendo nessun vincolo). Alla fine, professionalità perse a parte, oltretutto l’ ASL paga sia il dipendente che prima era dedicato a quel servizio (mica lo può licenziare) e la diaria giornaliera o il corrispettivo economico, che comprendono anche il costo del personale, al privato.

Oramai il giochino è chiaro: tutto ciò che in sanità può portare all’equazione “basso costo, minor rischio e maggior guadagno” finisce sistematicamente destrutturato per arrivare alla giustificazione finale, spesso accettata dall’inconsapevole cittadino: “anzi che così, anzi il privato”.

Tornando alla questione Centro Disabili di Sarzana, quello che stupisce è la totale mancanza di competenza e conoscenza delle parti politiche istituzionali che dovrebbero pesare nelle decisioni, sia pur autonome, delle ASL.

Nel Consiglio comunale di Sarzana di ieri sera, in cui con mozione del PD si discuteva proprio della chiusura del Centro Disabili ASL, il concetto principale della “cessione sistematica” di servizi pubblici a privati (seppure con la scusa che il pubblico rimane controllore – semprechè controlli, e bene -) o la valutazione dei costi/benefici, è stato assolutamente marginale e appena accennato. Addirittura nessuno dei Consiglieri era al corrente o conosceva anche a grandi linee il contenuto della convenzione. Un susseguirsi di “privato è bello ed è meglio del pubblico” (beh… se il pubblico non lo metti in condizione di funzionare al meglio e gli dai gli stessi strumenti del privato per renderlo “competitivo”, è facile) o “l’avete fatto anche voi quando avete ceduto in gestione l’ asilo nido” (che, comunque, è pure un’altra cosa trattandosi di appalto, ma ci risiamo: muro contro muro e, comunque, tre passi avanti a destra o a sinistra, semprechè esistano ancora e non sia solo la logica del profitto e del taglio sistematico perpetrati da chi si siede al comando. Oggi la chiamano “alternanza”, ma il risultato pare lo stesso). Insomma: alla fine nulla è cambiato. La votazione finale ha ricalcato il teatrino della precedente Consigliatura comunale dove la maggioranza, compatta, vota contro la minoranza, nell’eterno “gioco delle parti contrapposte” mentre, in mezzo, ci sono lobbie ed interessi che “fregano” i cittadini incamerando soldi pubblici oltre quelli di tasca propria.

Ci preme ricordare, poi, ritornando al “controllo” del pubblico, come la ASL 5 spenda per le comunità di recupero dei tossicodipendenti in convenzione coi privati 3,2 milioni di euro l’anno, quando, a parità di abitanti, la ASL 1 Liguria ne spende 1,2 e la ASL 1 Toscana, addirittura, 700.000… …e sono dati più e più volte “denunciati”, ma il fragore del silenzio di chi avrebbe il dovere e la competenza per spiegare, chiarire ed intervenire li seppellisce ogni volta.

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