Mostra di Warhol a Sarzana.
C’è chi la critica per le modalità “finanziarie” con cui è stata allestita, chi non ne apprezza il mancato coinvolgimento della città se non quello freddamente imposto ai commercianti, chi non ama il concetto di arte proposta solo per raggranellar denaro… La nostra Roberta Ambrosini, come tanti, si focalizza più sullo scarso amore dedicatole, ad invitare gli organizzatori a far quel “non poco di più” per passare da una cosa fredda (che talvolta rasenta il ridicolo: quanti di noi hanno tirato letteralmente su e puntato nella giusta direzione i cartelli indicatori che scivolano sui pali?) a un manto che ti avvolge… Ah, le dovete una maglietta!
Sabato 20 gennaio ore 21, insieme ad alcuni amici vado a visitare la mostra delle opere di Andy Warhol allestita nella Fortezza Firmafede a Sarzana, la nostra splendida Cittadella, tanto bella e suggestiva nell’articolazione dei suoi torrioni e contrafforti quanto inadatta, a mio parere, ad ospitare un’esposizione di pop Art. Entrati nel piazzale della fortezza ci guardiamo intorno per individuare l’accesso alla mostra… finalmente vediamo sulla nostra destra un cartello con freccia che ci invita ad arrampicarci sul torrione fino ad arrivare al portone nero da cui si accede alla galleria: un lungo corridoio sul quale si apre un certo numero di stanzette quadrate tutte uguali. Sulla destra un anonimo bancone dietro al quale due giovani sono addetti al controllo dei biglietti. All’interno delle stanze le opere sono tante, e anche belle e rappresentative del maggior esponente della pop Art del Novecento, ma qual è il criterio espositivo? Cronologico? No. Tematico? Forse… in parte… Perché le opere giovanili sono alla fine del percorso? Forse si doveva cominciare la visita dal fondo? Ma c’era qualche suggerimento in proposito che ci è sfuggito? ci aggiriamo tra le stanze assieme ad un gruppo di visitatori accompagnati da una guida e qualche decina di persone sole o a coppie: c’è una certa affluenza… chissà quali saranno le impressioni degli altri… Foglietti azzurri simili a post-it hanno l’ambizione di costituire le didascalie esplicative delle opere esposte: sono scritti solo in inglese, in alcuni manca la data dell’opera, in certe opere non compaiono proprio. Pazienza! In compenso ci sono tre grandi pannelli illustrativi della vita e dell’opera di Andy Warhol, questa volta – per contrasto – solo in italiano, la nostra bella lingua che compete con l’inglese in Europa e nel mondo… Al termine della visita torniamo sui nostri passi per uscire da dove siamo entrati. Sono circa le 22. Nel piazzale incontriamo tre ragazze spaesate che cercano l’entrata alla mostra e sono finite nel book-shop. Indichiamo loro la scala d’accesso all’esposizione ed entriamo nel book-shop, dove siamo soli. Ma proprio SOLI, in mezzo a gadgets, magliette, manifesti degni dei grandi punti vendita delle mostre d’arte delle grandi città… e però non c’è nemmeno un addetto alla vendita! Guardiamo, aspettiamo, ci tratteniamo dal toccare gli oggetti esposti nel timore di essere sorpresi “con le mani nella marmellata” e infine, da cittadini responsabili, risaliamo per riferire alle due giovani addette alla biglietteria che, un po’ stupite ma non troppo preoccupate, senza nemmeno ringraziarci, dicono: “Beh, lo shop doveva essere chiuso…”
Mostra di Andy Warhol a Sarzana, certo che una maglietta ricordo potevo anche prenderla
Roberta Ambrosini, insegnante, membro del coordinamento di Sarzana in movimento
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