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“Questa di Marinella è una storia vera”

di Simona Giorgi

“Ora si faccia il Piano Spiagge”, questa è l’esortazione comparsa oggi sui giornali locali pronunciata dal consigliere regionale PD Michelucci il quale più di una volta ha utilizzato, parlando di Marinella, anche il verbo rilanciare.

Rilanciare il territorio di Marinella.
Quasi si stesse giocando una partita a poker o si stesse partecipando ad un’asta che attribuirà questo lembo di Liguria a chi saprà fare la maggiore offerta.
Ma il Piano Spiagge, così come ci è stato presentato durante l’inchiesta pubblica in sede di VAS, ha escluso a priori quello che è il cuore, storico e culturale di Marinella: l’antico borgo, autentico patrimonio rurale della Val di Magra, preferendo una modernizzazione ancora una volta basata su invasivi interventi edificatori e sulla scelta dell’automobile, prodotto dell’industria incurante della crescente carenza di energia e del soffocante inquinamento. Marinella ha una storia, Marinella ha un’anima che la lega fortemente alla terra. Ha una storia che incomincia a delinearsi con la bonifica delle paludi, con i braccianti che, a poco a poco, trovavano sistemazione nelle case coloniche edificate appositamente perchè il loro rapporto con quei campi non fosse solo di fatica e di sudore, ma fosse anche di calore di focolare domestico. E i contadini sapevano cos’era un lavoro ben fatto. Il contadino che si prendeva cura della propria terra in filari precisi e ordinati, in canalizzazioni irrigue sapientemente dislocate, sapeva di poter ricevere dalla terra una ricompensa che era duplice: estetica e materiale. Alla bellezza paesaggistica che ne derivava, corrispondeva strettamente la bontà e l’abbondanza dei prodotti.
E’ da qui che dovremmo ripartire: da quelle tracce ancora ravvisabili di un’economia contadina fucina di relazioni di identità, di storia, di reciprocità, di eterogeneità capaci di produrre nuovo paesaggio e nuovo territorio, socialmente e culturalmente equilibrato. Manca invece, a questa amministrazione, la capacità di concepire l’ambiente come totalità di spazio e azione che consente di parlare non più in termini di sviluppo ma di progetto.
Manca un programma di riqualificazione del territorio, che, riportandolo ad una “centralità locale , punti sugli elementi naturalistici della piana, alla preziosità e insostituibilità degli orti e delle serre, integrati con attività sociali che favoriscano l’aggregazione, l’informazione e l’educazione, perché gli spazi aperti possano essere vissuti con una più profonda identità e qualità. Qualità della vita locale che potrà essere monitorata attraverso un set di indicatori riferiti all’acqua, al suolo, alla vegetazione e alla fauna.
Allora, e solo allora, soffermando lo sguardo su tanta bellezza, inevitabilmente si cercherà l’infinito orizzonte del mare, se ne cercherà la forza intrinseca e il suo benefico respiro, il suo incessante colloquio con la montagna e la valle, non più ridotta a mero posto di vacanza, ma elevata a bene comune e inalienabile.
simona giorgi
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