La tragedia non è un articolo scritto male che, pur nell’ennesima figuraccia, si corregge al volo…
…ma l’incapacità di avere una visione globale, di saper individuare le diverse criticità, di saper imparare o ascoltare persino chi si paga per studiare la situazione e dare suggerimenti! (Clicca sull’immagine per l’articolo)
A seguire l’intervento e la dichiarazione di voto sul “nuovo piano del commercio di Sarzana” del capogruppo in Consiglio comunale di Sarzana, e candidato Sindaco per Sarzana in movimento, Valter Chiappini.
INTERVENTO PIANO DEL COMMERCIO
Un preambolo al mio intervento: è strano constatare che l’ Assessore Caprioni, nel presentare il documento che ci proponete, abbia detto una serie di cose che prospetterebbero un’ampia visione delle problematiche e degli obbiettivi coi percorsi da mettere in campo per raggiungerli.
Strano perché nella prima parte del documento, che vorreste che accettassimo come piano, si fa fatica a trovare anche un solo accenno alla presentazione fatta dall’ Assessore.
Sembra quasi che l’ Assessore si sia trovato il documento bell’e fatto, ma che non abbia avuto il tempo per cambiarlo. Però, purtroppo, il documento dice altre cose.
Comincio col dire, come già ho fatto in Commissione, che è difficile distinguere se il documento che ci presentate sia un piano o un regolamento. Un regolamento, nella forma e nella sostanza, è. E questo è indubbio.
Per chiamarlo piano, e accontentare chi ce lo propone, ci pare invece ci voglia molto coraggio. O forse possiamo mediare dicendo che è un piano poco coraggioso. Meglio, si. Un piano molto poco coraggioso.
Quando si parla di piano infatti si presuppone un progetto o un programma in cui si decidono e si predispongono le modalità e gli sviluppi di azioni finalizzate, nel nostro caso, a un miglioramento complessivo del commercio. Ma di queste azioni si fa fatica a trovare traccia.
Del resto, fatte le premesse sulle norme che limitano gli spazi programmatori concessi ai comuni, si legge, nel documento che ci proponete di votare, che “rimangono al Comune molti spazi di intervento per attivare una disciplina di settore non più in termini di quantità di esercizi e di superfici ma piuttosto di impronta qualitativa che valorizzi la rete e i luoghi” e più avanti si legge ancora “il contesto è talmente cambiato per cui non è consentito adagiarsi sull’esistente o quantomeno lasciare che il mercato da solo risolva le oggettive criticità”.
A parte il fatto che è proprio quello che ci sembra sia successo in questi ultimi anni in cui si è assistito all’occupazione degli ultimi spazi, pure asfittici, aggredibili e lasciati aggredire dalla grande distribuzione, la domanda che ci poniamo è: ma questa è davvero la soluzione che ci proponete? Un insieme di norme regolamentari precedute da un falso piano?
Un falso piano che abbiamo immediatamente contestato in Commissione, ma che è rimasto identico e se in commissione siamo stati poco esaustivi chiariamo meglio ora.
Il cosiddetto piano sembra affidare le sorti del commercio sarzanese, per citare le parole stesse del documento, alla parte “più preziosa e più fragile della città, il centro storico, che può invertire il pericolo di una fase di decadenza solo attraverso una scelta che si riassume nei concetti di qualità, vivibilità, decoro e arredo urbano”. Un centro storico che, sempre secondo il documento “continua ad essere ben lontano da conoscere i problemi di desertificazione … …un centro la cui offerta commerciale non sembra più adeguata ad un centro storico che voglia migliorare la propria attrattività in generale per intercettare ed attirare quei clienti che cercano un’offerta di prodotto meno omologata e più identitaria”
Un documento che non approfondisce minimamente quello che si potrebbe trarre dal piano di Marketing voluto dalla stessa Amministrazione e citato, quasi svogliatamente, nel documento: ovvero che Sarzana “non è solo quella meraviglia racchiusa nel perimetro delle mura, fatta di antichi palazzi, chiese, fortezze e una cultura che si respira ad ogni passo. …Sarzana è l’area che accoglie il visitatore che arriva in città dalle diverse direzioni … un percorso attraverso aree di disordine urbano figlie di una pianificazione mancata aggravata da progetti ancora non conclusi e altri in attesa di partire. Un disordine che va comunque affrontato”
Nessun accenno infatti ai problemi di viabilità, ai parcheggi e in generale ai servizi assenti o alla mancata connessione tra e con le varianti dove sono presenti le medie e grandi superfici commerciali fino ad oggi in continua crescita e il centro per tacere del fatto che non esiste nel documento nessun accenno ai negozi sfitti.
E su questo punto permetteteci di rimanere esterrefatti, perché il documento, parlando di qualificazione del centro, scrive “ non possiamo escludere che, tra qualche tempo, ci potrebbe essere qualche punto di vendita in meno ma più negozi attrattivi per i loro prodotti, per il loro servizio, per la loro capacità di integrazione con l’ambiente in cui operano”. Come dire: “se ci sono fondi sfitti nessun problema, meglio pochi ma buoni”!!!! Già… è così che si rilancia il commercio e l’occupazione in quel settore.
Magari si danno regole, ma non si accenna a come fare a renderle concrete.
Eppure abbiamo visto in tutti questi anni come senza la condivisione delle regole, senza una regia, senza un city manager dedicato, queste sono disattese.
Il comune ha un piano del decoro urbano? Magari si, ma è costantemente disatteso: insegne tutte diverse, dehors improvvisati e fuori norma, infissi non uniformi e chi più ne ha più ne metta.
Ma di una regia, di un riferimento unitario il documento non fa neppure menzione.
Eppure lo chiedeva già nel 2010 Alberto Ravecca, a cui crediamo si possa contestare poco in tema di commercio, che diceva: “Si costituisca, il più presto possibile, un tavolo di lavoro o meglio una cabina di regia con spirito costruttivo: diamo nei fatti l’immagine di una comunità che non si contrappone nei momenti difficili ma che sa ritrovare le sue energie migliori per vincere nuove sfide”.
Il Piano di marketing pagato dall’ Amministrazione dice chiaramente che quel tavolo di lavoro, auspicato già nel 2010, doveva essere attivato subito. E, infatti, lo indica come primo e ineludibile obiettivo: “Senza un tavolo di lavoro pubblico-privato, senza una regia condivisa i progetti sono solo vuote parole”. E infatti il piano di marketing indica esattamente come procedere per realizzarlo! Eppure di quanto recentemente studiato, indicato e pagato non c’è praticamente traccia.
Ecco perché possiamo ben dire che, se proprio vogliamo chiamarlo Piano, è un Piano ben poco coraggioso, perché non entra assolutamente nelle criticità evidenti di Sarzana e con esse in quelle del commercio!
Utilizzando il parametro delle superfici dedicate possiamo persino misurare l’evidente squilibrio tra le diverse tipologie distributive a favore delle medie e grandi superfici.
Dati persino sottostimati, perché i dati ufficiali che riportate sono aggiornati solo al 2010: su un totale di 62.780 mq, di questi 45.649 mq sono occupati da medie e grandi superfici. Cioè il 70% circa… e dopo il 2010 ancora se ne sono aperte di medie e grandi superfici.
Guardiamo invece La Spezia, i cui dati ci vengono dal Piano del Commercio spezzino del 2014: la quota di superficie di vendita degli esercizi di vicinato, nonostante l’apertura de Le Terrazze, è rimasta forte attestandosi sui due terzi del totale, superiore di quasi 3 volte a quella delle medie e di 6 volte rispetto a quella delle grandi superfici. Cioè 33% di grandi e medie superfici contro il 66% di piccoli negozi.
E’ ovvio come Sarzana sia assolutamente squilibrata e caratterizzata commercialmente dalla presenza sul territorio di medie e grandi superfici.
Se questa è la tendenza e l’indirizzo dell’ Amministrazione Sarzana ritornerà alla città che era quaranta anni fa con un centro storico con solo pochissimi negozi di qualità.
Senza un collegamento con le varianti, che già oggi paiono realtà a se stante, senza una valorizzazione del brand Sarzana, fatto di cultura, di storia e bellezze e intelligenze, senza sinergia, senza un lavoro congiunto, questo sarà molto probabilmente il destino della città.
Del resto è chiaro, e ci sembra persino provato oggi con la mostra sulle opere di Andy Warhol, che i grandi eventi non bastano per il centro storico dove si concentrano i negozi di vicinato.
Eppure persino nell’edizione 2016 della Città delle idee questo punto dolente è risaltato e lo si legge nel report: “è necessaria una maggiore sinergia tra cultura e commercio. Gli eventi brevi vanno bene (es. Festival della Mente) ma generano turismo mordi e fuggi e la ricaduta sul commercio è poca. Servirebbero anche altre iniziative 12 mesi all’anno”.
Insomma: se non si ripensa la città non si rilancia il commercio, ma per farlo ci vuole il coraggio di costruire la vision di una città che vuole guardare avanti dotata com’è della forza della sua storia, della sua cultura, dei suoi valori e di cittadini, uomini e donne, capaci di dare grandi contributi.
Già in questo documento si sarebbe dovuto capire che città vogliamo essere in futuro… prima ancora del PUC.
E invece assistiamo alla rivisitazione dell’esistente con un documento dove non si trova traccia di coraggio per affrontare la sfida, oramai ineludibile, che abbiamo di fronte e che una volta di più dimostra che le promesse di cambiamento, fatte oramai 5 anni fa, con cui annunciavate cambi di rotta sono state parole al vento.
DICHIARAZIONE DI VOTO
Credo si sia capito nel mio intervento: non sono tanto le norme del regolamento che ci premevano, ma il significato politico e l’indirizzo programmatorio che questo documento, che ci presentate come piano, e che quindi come tale doveva dare, invece non da.
Si sono spesi soldi dei cittadini per avere un piano di marketing da cui noi riteniamo dovesse discendere il piano del commercio, che riteniamo sia stato fatto anche bene sfruttando pure le indagini di terzi soggetti. e quale è il risultato? Che è da qualche parte… accantonato… come se nulla di ciò che c’è dentro sia di gradimento dell’Amministrazione.
Questi due documenti, che ci presentate in unica soluzione: il regolamento e quello che si può chiamare solo cappello ad esso, non affrontano nessuna criticità, non elaborano i suggerimenti che il piano di Marketing ha fornito, non danno indirizzi neppure per il nuovo PUC.
In definitiva un documento che, se votato, dovrà essere integralmente rivisto, proprio come piano, dalla nuova Amministrazione eletta fra qualche mese, a meno che non siate ancora voi.
E, se mai sarà, speriamo che ci dimostriate, cambiandolo voi, che questo è stato ancora una volta un tentativo di portarvi a casa un risultato, per brutto che sia, solo perché si avvicina la scadenza di mandato e ve lo volete vendere in campagna elettorale, ma non certo per affrontare il problema.
Il gruppo Sarzana in Movimento vota contro.