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Ospitale di San Lazzaro, la straordinarietà di un viaggio che deve ripartire

Ricordiamo a tutti l’appuntamento di questa sera alle 21 presso il Centro Sociale Barontini. Si parlerà (anche) di cultura e conservazione di beni storici.

Un frammento della storia di Sarzana rischia di essere cancellato davanti ai nostri occhi giorno dopo giorno, perché trascurato e dimenticato. Nella periferia di Sarzana, precisamente nella frazione di San Lazzaro, si trova uno dei tanti manufatti in pericolo; percorrendo l’Aurelia, poco prima di entrare nel Comune di Castelnuovo Magra, ci si imbatte in un grande edificio fatiscente, che a prima vista potrebbe sembrare solo un vecchio casolare. Purtroppo molte persone non sanno che si tratta dell’antico ospitale, o lazzaretto, di San Lazzaro, oggi ricordato come San Lazzaro Vecchio, al quale la frazione omonima deve il suo nome. Un luogo singolare che i documenti datano a partire dal 1228 e che possiamo ritrovare come punto strategico lungo la via Francigena e segnalato nelle cartografie storiche dei possedimenti di Lucca, Firenze e Genova. La sua funzione era quella di ricovero per viandanti e pellegrini, nonché quella di postazione per lo stoccaggio delle merci in quarantena. Come ente ospedaliero possedeva numerosi possedimenti terrieri e fu proprio per questo che nel 1469 passò, per decreto papale, sotto la gestione dell’Opera della cattedrale sarzanese. Degna di nota fu soprattutto la commissione della famosa pala d’altare per la cappella dell’ospitale, realizzata dal pittore sarzanese Domenico Fiasella nel 1616 e raffigurante San Lazzaro, la Vergine e una suggestiva veduta a volo d’uccello del borgo di Sarzana. La tela oggi è conservata nell’attuale chiesa di San Lazzaro nuovo (XIX sec.), costruita sempre lungo l’Aurelia in seguito alla chiusura definitiva dell’ospitale sul finire del XVIII secolo. Da quel momento in poi il complesso del lazzaretto subì diversi adattamenti strutturali, in quanto fu convertito a borgo agricolo. Oggi la struttura è però lasciata alla totale incuria ed è proprietà di un’azienda edile locale (B.B.B.), la quale è interessata al momento da una lottizzazione. Quale sarà quindi il destino del lazzaretto? Fortunatamente esiste un vincolo architettonico formalizzato nel 1990 dalla Sovrintendenza di Genova, ma ciò non basta; e come possiamo salvarlo se anche alcuni tecnici dell’amministrazione comunale pensano che nemmeno si trovi nel territorio sarzanese? (molte persone asseriscono che neppure la frazione di San Lazzaro si trovi sotto Sarzana, ma questa è un’altra storia). A dimostrazione di tale ignoranza diffusa, nel 2007 fu presentato dall’amministrazione Caleo, con tanto di pompa magna, il progetto per la realizzazione di un piano regolatore della cultura, il quale prevedeva anche la mappatura dei diversi siti e monumenti cittadini, tra chiese, palazzi e fortificazioni; ma il lazzaretto non venne contemplato. Quando allora fu fatta notare questa mancanza, la giustificazione di chi aveva concepito tale progetto, dopo “accurati studi approfonditi”, fu che il sito non si trovasse in territorio sarzanese.
Bei me’ studi!
Quel progetto alla fine non fu mai portato ad una concreta realizzazione (e viste queste premesse forse fu meglio così), ma ciò non toglie che non possa essere ripreso, aggiornato al presente e reso veramente efficace. In questo modo monumenti ed edifici come l’antico ospitale di San Lazzaro potrebbero trovare occasione di riscatto o quanto meno di nuova notorietà, andando incontro perciò a quei privati che da soli non hanno i mezzi o la volontà di intervenire. Ciò che servirebbe quindi è che il Comune, non essendo il diretto proprietario di tali beni, prenda comunque una posizione e instauri un dialogo con persone, parrocchie, aziende e la Sovrintendenza, così da attivare tavoli di lavoro che portino all’elaborazione di possibili e giusti interventi di valorizzazione e fruizione. Come cittadini abbiamo il dovere di non lasciare che la nostra storia e i nostri tesori vengano dimenticati e lasciati a loro stessi, ma abbiamo anche il diritto di vederli preservati e rinnovati.

Andrea Moruzzo, coordinamento Sarzana in movimento

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