IREN si mangia ACAM con la regia della politica locale.
Dicevo già a Gennaio scorso:
“La domanda è Dott. Garavini, Sindaco ed Assessori: ma allora non è che avete fatto fare sacrifici ai cittadini ed ai dipendenti investendo su un piano di riassetto che non era, in realtà, finalizzato a salvare la società per riconsegnarla sana e produttiva ai cittadini spezzini, ma, al contrario, a renderla solo il più appetibile possibile per il mercato e dunque destinata proprio ad una operazione come questa che ci state proponendo?” Qui l’intervento nel Consiglio comunale del 23 Gennaio scorso, in cui esponiamo chiaramente come la scelta sia deleteria per il nostro territorio e contraria agli esisti dei referendum popolari del 2011.
Oggi si deve correre in pochissimi giorni affinchè i Consigli comunali, soci della “partecipata” ACAM di proprietà dei cittadini, votino per l’unica offerta pevenuta di aggregazione con IREN. Già quando di fronte a queste operazioni si prende atto che arriva una sola proposta si pensa subito male: “non è che fosse tutto già predisposto e preparato a misura”?
Per parte nostra continuiamo ad essere contrari, sposando in tutto e per tutto le motivazioni del Comitato Acquabenecomune che ancora oggi insiste nel ritenere deleteria l’ aggregazione con IREN (o con qualsiasi altro privato) motivando ancora la sua posizione con un chiarissimo comunicato stampa ( Qui ) a cui la società risponde in termini incomprensibili ( Qui ).
Perchè ACAM ben si guarda dal controbattere i dati reali che Acquabenecomune porta in evidenza?
“Da quando l’acqua è gestita a Genova da Iren le tariffe sono aumentate dal 2004 del 5% oltre l’inflazione, esplodono continuamente le tubazioni per assenza di manutenzione, gli utili sono in continuo aumento: 2011 (11,7 mln), 2012 (17,5 mln), 2013 (21,8 mln), 2014 (36,2 mln), 2015 (47,0mln). E questo nonostante i consumi d’acqua non siano aumentati.”
Questo dice il Comitato. Perchè ACAM non lo smentisce? Non sarebbe più facile dire: “non è vero!”, presentando dati contrari, invece che addentrarsi in un’improbabile giustificazione tirando in ballo sigle e procedure burocratiche che cozzano contro la realtà, anche solo visiva – quando arrivano le bollette anche il cittadino meno informato ben capisce, eccome, quanto lo stanno fregando -!
I Comuni soci di IREN saranno in minoranza rispetto ai privati e quindi, oltre a non avere più il controllo nè politico nè gestionale, perderanno anche la quota dei dividendi, che finiranno al 60% a privati contro il solo 40% ai Comuni soci pubblici del vastissimo territorio coperto da IREN: “tra cinque anni Iren non solo si comporterà da società privata a maggioranza pubblica come oggi, ma sarà a tutti gli effetti una società privata a maggioranza privata: altro che società controllata dai Comuni.” E, in tutto questo, il territorio spezzino conterà per meno del 2% pur avendo assicurato, sembra, un posto nel consiglio di Amministrazione di IREN (chissà a chi tocchera?).
Dalla sovranità sul proprio territorio a granellino in una schiacciasassi dove altri, con altri interessi rispetto al bene del territorio e dei suoi cittadini, decideranno come dove, quando, perchè e A CHE COSTO!
ACAM? Sindaci? Se ci siete battete un colpo! Rispondete a questo e giustificatelo!
E in tutto questo, ancora, un sospetto che l’ A.U. di ACAM Garavini solo, o il tempo che è sempre galantuomo (ma spesso arriva in ritardo – ohimè -), possono chiarire: se passa l’ aggregazione il dott. Garavini tornerà ad altre mansioni perchè, come prevede l’accordo di aggregazione, non sarà più Amministratore.
E noi allora confermiamo: non è che è stato chiamato per svendere i gioielli di famiglia di ACAM ai privati (le società che producevano utili) con la scusa del rientro dal debito e poi svendere i beni pubblici rimanenti di ACAM ai privati (i rifiuti, che sono oro colato) e l’ acqua (che pure rappresenta entrate certe in regime di monopolio su un bene pubblico essenziale)?
Una piccolissima sintesi della storia ACAM:
– Nel 2013 il Tribunale della Spezia sancisce il concordato fra Holding ACAM, partecipata al 100% dai comuni della provincia, e creditori (a maggioranza banche con solo piccola parte di privati) per un debito monstre accumulato dalle scellerate gestioni politiche precedenti quantificabile in 480 milioni circa, compreso un nuovo “prestito ponte” per gli investimenti che permettessero di saldare il debito e riportarla agli utili.
– al 31 Dicembre 2013 le quotazioni delle azioni in mano ai singoli comuni risultavano crollate rispetto all’investimento iniziale. Il solo comune di Sarzana, con una partecipazione di circa il 6%, aveva bruciato più di 6 milioni e mezzo di euro dei cittadini crollando dagli 8 milioni e mezzo iniziali al milione e mezzo riconosciuto nel piano di rientro ed espressamente ammesso dall’ A. U. Garavini:
– immediatamente dopo si è proceduto alla vendita dei gioielli di famiglia: le società controllate che producevano utili e si mantengono gli “asset” relativi ad ACAM Acque ed ACAM Ambiente (gestione rifiuti e filiera della differenziata), spostando su ACAM Acque, e quindi sulle bollette dei cittadini” una parte del debito per rendere più appetibili le società da vendere;
– passaggi di non poca importanza sono la forzatura di Garavini per ottenere l’investitura di Amministratore Unico di ACAM, con la cancellazione dell Consiglio di Amministrazione costituito da tre soggetti, e la chiamata come Amministratore delegato di ACAM Ambiente (Rifiuti) di tale dott. Salvatore Cappello dal discutibile passato, che il Consigliere spezzino Guerri si preoccupa giustamente di rendere pubblico ( qui ), e già funzionario presso l’inceneritore IREN di Torino;
– poi si passa alla cessione di una quota di ACAM Ambiente (gestione rifiuti e filiera) a privati. Contravvenendo al piano di riassetto che prevedeva solo il 49% di cessione, Garavini propone il 51% con possibilità successiva di aumentare fino al 100%.
E come lo fa?
Scorpora ACAM Ambiente in due società: una “bad company” che mantiene la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti, che è quello che ha i costi vivi assolutamente più alti e coperti totalmente dalle cartelle a carico dei cittadini, e una “good company” a cui viene ceduta, in cambio di circa 7 milioni di investimento per la ristrutturazione degli impianti, con una previsione di rientro “garantita” nei 26 anni di contratto di circa 60 milioni, la gestione dei due centri di raccolta dei rifiuti di Saliceti, che trasforma i rifiuti raccolti indifferenziati in C.S.S. (Combustibile Solido Secondario, che la Regione ha recentemente definito “biomassa” da bruciare, pagando, negli inceneritori) e Boscalino (trasformazione della frazione umida in compost).
Geniale il percorso per la cessione: apre un bando per il progetto di gestione e vincola il successivo bando al diritto di prelazione a favore di chi vince il primo. Indovinate chi vince il primo bando? IREN in associazione con la società che ha costruito l’impianto. Viene da se che al successivo bando a cui partecipano due soli soggetti, IREN si aggiudica i 26 anni di contratto.
– Oggi siamo al passo finale: IREN “vuole” ACAM, col beneplacito della politica alla faccia di referendum e cittadini:
Ci pare sempre più chiaro che il progetto venga da lontano e che sarebbe bello sapere cosa farà “dopo” il dott. Garavini…
Come sarà bello verificare, laddove “il vento è cambiato”, ed in particolare nel Comune capoluogo detentore delle quote di maggioranza in ACAM, come voterà chi, quando a febbraio scorso venne votata l’ipotesi di aggregazione, era all’opposizione. Non è che anche qui i “soliti gufi” avranno ragione quando dicono “che tutto cambi, purchè nulla cambi” e che i giochi elettorali dei partiti servono solo a decidere chi farà l’affare nel mondo dei business a scapito dell’interesse dei cittadini?
Già, ahimè, ne abbiamo prova lampante per quanto riguarda il governo dei servizi sanitari: qualche cittadini si è accorto di un miglioramento dopo più di due anni di “vento cambiato”?
Per Sarzana in movimento
Valter Chiappini
Candidato Sindaco alle comunali 2018