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Intervento e dichiarazione di voto in Consiglio comunale di Valter Chiappini su ipotesi di Aggregazione ACAM – Privati (IREN)

INTERVENTO AGGREGAZIONE ACAM / IREN

Meno 24 milioni e 350.000 euro nel 2010

Meno 12 milioni nel 2011

Meno 8 milioni e 800.000 euro nel 2012

Questo è il risultato di bilancio degli ultimi tre anni di scellerata gestione ACAM che ci ha condotto ai 400 milioni di debiti e più al 31 Dicembre 2012, nonostante che ACAM vivesse in regime di monopolio assoluto e nonostante le tariffe per servizi che i cittadini pagavano a peso d’oro.

Un debito che ha portato ACAM al piano di riassetto, col concordato ratificato dal tribunale ex articolo 182 bis, a partire dal 2013.

In più, degli 8 milioni di quota parte versati per le azioni dal Comune di Sarzana al 31 Dicembre 2012 la gestione ACAM ne aveva bruciati ben 6 e mezzo.
E’ giusto ricordare, oggi e in questa sede, che nessuno fra politici cui spettavano indirizzi e  controllo e amministratori nominati dai politici stessi ha mai pagato per questo disastro.

Più 3 milioni e 900.000 euro nel 2013

Più 34 milioni e 800.000 nel 2014

Più 2 milioni e 600.000 nel 2015

E un sicuro attivo multimilionario che il dott Garavini sicuramente ci confermerà per il 2016.

Questo, invece, è il risultato raggiunto dal gruppo ACAM coi sacrifici che noi cittadini abbiamo fatto come comunità per avviare e portare a buon fine il “salvataggio aziendale”, in parte pagando sulla nostra pelle e con le nostre tasche, in parte con la vendita dei gioielli produttivi di famiglia, e che hanno fatto, come ha ammesso anche il Dott. Garavini, anche i dipendenti ACAM con le loro famiglie in questi tre anni in cui ACAM è stata riportata a bilanci positivi e a produrre utili con gli ultimi suoi rami pubblici, tutelati fra l’altro dal risultato dei referendum 2011.

Oggi, però, ci venite a proporre di vendere quello che è un nostro patrimonio in attivo, nostro dei cittadini, e per il quale, ripeto ancora, noi tutti abbiamo pagato. Noi tutti meno che i politici e gli amministratori responsabili del disastro ACAM che, anche se hanno pagato le stesse bollette dei cittadini, hanno sicuramente compensato con carriere e lauti stipendi da politici e da amministratori ben diversi da quelli degli operai e dei cittadini comuni  che, invece, si sono presi sulle spalle la Società.

E noi ci chiediamo quali sono i veri motivi di questa proposta di svendere un patrimonio pubblico come quello di ACAM nonostante il piano di riassetto da lacrime e sangue che ci sta consentendo di appianare i debiti e salvare la società e ha già consentito, dopo soli tre anni di tornare a fare utili.

L’ origine dei mali che ci portano alla proposta di vendita sta forse proprio in questo piano di riassetto sul quale abbiamo, tutti noi, investito e pagato pesantemente?

Avete sbagliato a formulare questo piano e ora vi state accorgendo che non sta dando i frutti sperati?

Oppure il vero problema è questa dirigenza che non è in grado di imprimere una svolta positiva e di guardare al futuro nonostante il piano di riassetto?

Insomma, senza troppi giri di parole, la sostanza è: svendiamo ACAM perché avete fallito come dirigenza e perché questa politica non è stata in grado, neppure in questi ultimi anni, di svolgere una proficua funzione di controllo e di indirizzo su quella che è, e vorremmo che continuasse ad essere, la nostra più grande azienda partecipata di proprietà dei cittadini?

Se così fosse ce ne sarebbe per gli amministratori ACAM, in particolar modo per il Dott. Garavini, che dovrebbe ammetterlo e, quindi, dimettersi assieme agli amministratori delle società satellite, e per i politici compartecipi dell’ennesimo disastro.

Invece noi crediamo che i motivi siano altri, a meno di non venire clamorosamente smentiti e ci confermiate quello che ho detto pocanzi.

Prendendo infatti in mano i bilanci dell’azienda, quelli più generali li ho rammentati all’inizio, e soffermandoci sul comparto Acqua, settore appetito dal mercato e costantemente soggetto a tentativi di raggiri dei risultati referendari del 2011 che hanno imposto che l’ acqua non si vende, e neppure gli altri beni comuni… ACAM Acque, dicevo, ci offre un buon esempio, e secondo noi una prova provata, perchè analizzando i famosi “frutti sperati” che avrebbe dovuto dare il Piano di Riassetto societario notiamo la seguente situazione:

fino all’anno 2012 la società viaggiava su un trend altamente negativo producendo ingenti perdite. Dal 2009 al 2012, in ragione d’anno, ha infatti prodotto la seguente sequela di perdite:

4 milioni di euro

9 milioni

5 milioni

e ancora 5 milioni di euro di perdita nell’anno cruciale 2012

per poi cominciare, col piano di riassetto, dal 2013 ad oggi ad inanellare utili in crescendo, con utili in ragione d’anno per:

700 mila euro

poi 4 milioni

poi 5 milioni e mezzo

e col 2016, siamo sicuri, ancora un utile multimilionario forse persino superiore.

Ma non solo. Nel luglio 2016 sia il direttore dell’ ATO idrico che l’amministratore delegato di ACAM Acque sottolineavano che “risulta quindi un livello di infrastrutture adeguato e nel piano di investimenti, che verrà approvato da ACAM Acque Spa, sono inseriti per lo più investimenti di consolidamento delle reti a conferma della buona gestione di ACAM Acque spa”. Cosa che conferma quanto non sia necessario, e sia probabilmente pretestuosa, l’urgenza di anticipare investimenti con cui si vorrebbe giustificare questa incorporazione e svendita di ACAM.

Eccoli dunque i “frutti sperati” generati dal piano di riassetto societario e che ci stanno, si, costando continui sacrifici, ma che stanno producendo risultati finanziari consistenti.

Ed ecco quindi che la domanda, alla quale pretendiamo una risposta chiara e precisa, visto che sorge da questa analisi incontrovertibile, ci viene di conseguenza.

La domanda è Dott. Garavini, Sindaco ed Assessori: ma allora non è che avete fatto fare sacrifici ai cittadini ed ai dipendenti investendo su un piano di riassetto che non era, in realtà, finalizzato a salvare la società per riconsegnarla sana e produttiva ai cittadini spezzini, ma, al contrario, a renderla solo il più appetibile possibile per il mercato e dunque destinata proprio ad una operazione come questa che ci state proponendo?

Operazione che noi siamo convinti venga da lontano se mettiamo insieme il percorso che è stato fatto partendo dal piano regionale dei rifiuti liquidato in extremis dalla precedente giunta regionale, passando per la nomina di un amministratore del gruppo che viene proprio dal settore che si dice in pole position, probabilmente senza rivali per questa proposta di incorporazione, perché di questo si tratta; passando anche per la gara per il project financing sugli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti di Saliceti e Boscalino che, come era palesemente prevedibile ancor prima che venisse avviata, ci ha legati ad IREN per i prossimi 25 anni, a fronte di un investimento di 7 milioni contro gli introiti al gestore di circa 60; passando ancora dall’identico tentativo di incorporazione in IREN fatto a Genova sulla locale società partecipata AMIU, tentativo bocciato dal consiglio comunale che oggi si cerca di aggirare, ci dicono, con l’ennesimo escamotage del project financing e arrivando, oggi, alla nostra ipotesi di fusione con una multiutility nazionale di cui abbiamo già l’ombra costante che incombe.

Se così fosse la politica spezzina avrebbe mentito gravemente ai cittadini, o proprio fallito, e noi di certo non vogliamo essere corresponsabili di quello che consideriamo già da ora un disastroso esproprio e, altresì, vorremo spingere tutti i Consigli Comunali a riflettere bene prima di permettere di avviare un processo che ci porterebbe via un patrimonio indispensabile per la nostra comunità ed in fase di riassesto visto il comprovato trend sugli utili che, come ho già detto, si riconfermerà in crescita anche per il 2016.

Dicevamo di IREN… nome che incombe anche sulla società di consulenza chiamata da ACAM a preparare il piano industriale/finanziario che oggi abbiamo appreso essere solo di 37 pagine.

Se questo è quanto, noi crediamo che documenti come questo, che descrivono un passaggio così epocale per la provincia, dovrebbero essere corredati da relazioni, come per i bilanci, che li rendano intellegibili ai consiglieri come buona norma vuole.

Ma torniamo a bomba… dicevo di IREN che incombe anche sul nome della società chiamata da ACAM come consulente per la stesura del piano industriale/finanziario a base di gara.

Ebbene, se anche non sia proibito per legge, noi del M5S pensiamo che forse non sia stato molto opportuno chiamare in consulenza una società, per grande e capace che sia a livello europeo come è la PricewaterhouseCoopers o PwCItalia, che, come si legge nel suo sito on line è anche consulente per IREN e che, secondo quanto ci è dato a sapere incassa da IREN cifre annuali milionarie per le sue attività di consulenza.

Cito testualmente dal loro sito: “Oggi PwC si occupa della revisione legale dei bilanci civilistici delle società del Gruppo Iren e del bilancio consolidato, fornendo supporto al cliente in materia contabile e di controllo interno nonché delle opportunità di crescita per linee esterne dallo stesso perseguite.”

Infatti la PWC Italia, e riprendo a citare dal suo sito, “in linea con gli indirizzi strategici e con la visione del Gruppo – IREN ovviamente –, nel corso degli anni ha posto in essere diverse operazioni di carattere straordinario, finalizzate a sviluppare le sinergie e ad allargare la presenza sul mercato nazionale, con particolare attenzione al consolidamento nei territori di riferimento e all’espansione nelle aree metropolitane.” E noi, infatti, ce l’abbiamo già in casa.

E non dimentico neppure di citare che la stessa società di consulenza è quella che ha valutato ACAM 58 milioni, fra l’altro non ci è dato a sapere chiaramente su quali basi e su quali calcoli… 58 milioni che frutterebbero nella conversione delle azioni circa il 2% delle azioni IREN da suddividere fra tutti i comuni soci di ACAM.

Una parentesi… quanto pensate, Sindaco, Assessori e colleghi consiglieri, che potranno contare il 2% delle azioni in un colosso come IREN?
Saranno una caccolina che non conterà nulla nelle decisioni del gruppo… e i sindaci, i cittadini e il territorio non saranno più neppure padroni di dare un indirizzo politico o fare la voce grossa in caso di dissapori o contenziosi.

Parentesi a parte, vorremmo pure sapere quanto è costata e costerà ai contribuenti questa consulenza, e mi faccio carico fin da ora di un accesso agli atti.

Ecco… ci pare che, forse, ACAM, quanto meno, meglio avrebbe fatto a rivolgersi ad un altro consulente.

E neppure saltando tutto quanto ho detto fin’ora  riusciamo ad essere fiduciosi in un colosso quotato in borsa e non interamente pubblico, perché anche privati e banche si spartiscono quote azionarie e dividendi IREN, che intende soffiarci ACAM.

In sintesi ben poche sicurezze ci può dare questo colosso se è vero che è stato recentemente declassato a BBB-, che è il più basso livello positivo previsto, se è vero che aumenta gli utili, ma diminuisce gli investimenti e se è vero che, nonostante abbia già grossissimi contenziosi coi dipendenti, si appresta, col suo piano industriale 2015-2020, già approvato, a realizzare l’obbiettivo di efficientamento. Cosa vuol dire efficientamento? Che punta sui benefici economici derivanti da tagli di costi, risparmi e razionalizzazioni.
Cosa vuol dire secondo voi, colleghi consiglieri, il fatto che la Rappresentanza Sindacale di IREN Emilia abbia giudicato, proprio ad inizio d’anno, un oltraggio alla dignità dei lavoratori la disdetta di tutti gli accordi aziendali ed un insulto ai lavoratori stessi?

Leggo in delibera le condizioni di minima di tutela dei lavoratori che ACAM chiederà nel bando. Chissà se saranno accettate ed anche nel caso non ci si può certo fidare.

Ed anche nel caso, quale sarà la sorte dei dipendenti ACAM dopo i 5 anni di garanzia?
Emblematiche alcune frasi del Dott. Garavini in audizione in commissione che sintetizzo così: “neppure io ho il posto fisso” o un’altra battuta per dire che “ACAM ha una testa troppo grossa” ed altre ancora che confermano la possibilità che i dipendenti vengano trasferiti con operazioni di accorpamento ed accentramento in altre sedi o i rischi che corrono, da subito, i dipendenti dell’indotto ovvero quelli delle cooperative in sub appalto. Fra l’altro prevalentemente cooperative di classe B, come la Maris, con operatori già socialmente svantaggiati.
Questo è stato detto chiaramente ai dipendenti?

La stessa garanzia richiesta a favore del territorio attraverso “La permanenza della dimensione operativa locale nell’ambito dei servizi pubblici e strumentali a gestione del Gruppo e, per almeno il primo quinquennio, con la permanenza dei soggetti giuridici ACAM Acque ed ACAM Ambiente” fa sorridere e abbindola solo gli ingenui che non sanno che il Piano Industriale 2015-2020 di Iren punta, come fattore determinante, sulla “Razionalizzazione della struttura societaria” mediante un progressivo accentramento delle società integralmente controllate, con l’attività operativa svolta da sole 4 società per Generazione e Teleriscaldamento, Mercato, Reti, Ambiente, e una loro progressiva riduzione numerica, per determinare una consistente riduzione dei costi operativi.

E’ prevedibile quindi che ben presto questo presidio territoriale spezzino venga riassorbito in una struttura sovraordinata di Iren e sostituito con semplici uffici se non addirittura call center .

Penso poi ad un fatto: una società quotata in borsa. Soggetta a profitti, speculazioni, andamento dei mercati e della borsa…

Nessunissima garanzia di futuro stabilmente positivo, come per tutte le grandi aziende quotate in borsa…

E se un colosso del genere cadesse in disgrazia e cominciasse a produrre debiti non più solvibili con propria liquidità?

E se fra qualche anno cominciasse una china come quella che ha portato al debito mostruoso di ACAM che ancora oggi pagano i cittadini?

Ecco… tutto questo vorremmo fosse valutato dai Consiglieri prima del voto.

DICHIARAZIONE DI VOTO

Approfitto del tempo per la dichiarazione di voto per integrare quello che non sono riuscito a dire nell’intervento:

Intanto ribadisco che delle due, una: o avete sbagliato il piano di riassetto o avete fatto bene perché lì c’era tutto per i prossimi decenni. E il dottor Garavini ha fatto quello che doveva fare: ha portato ACAM a produrre utili. Tralascio questa volta di dire chi e quanto li paga questi utili.
Ha fatto quindi bene secondo il piano di riassetto stabilito dalle banche. Ha lavorato bene? Si… ha lavorato bene. Oggi ACAM produce autonomamente utili appetibili dal mercato, soprattutto con l’acqua. Utili che domani diventeranno profitti sotto forma di dividendi, si, a soci pubblici, ma anche a privati, a banche e a fondi di investimento. Con buona pace del volere dei cittadini col risultato dei referendum 2011.

Non possiamo, fra l’altro, certo tacere del fatto che dovunque sia stato fatto un passo del genere le tariffe sono aumentate ben più di quello che poteva essere il trend previsto per una partecipata in house, su cui i soci hanno l’obbligo e la possibilità del “controllo analogo”, cosa che IREN  non permetterebbe.

E non c’è solo l’acqua… infatti non possiamo tacere neppure del fatto che una delle principali mission di IREN è la produzione di energia dall’incenerimento dei rifiuti.

IREN ha un problema: due inceneritori che si dice lavorino in rimessa per mancanza di rifiuti.

Ha quindi bisogno del maggior quantitativo di rifiuti possibile.

Sarà forse per questo che nel piano finanziario che ACAM ci ha proposto per i prossimi tre anni la percentuale di rifiuti differenziati prevista non si sblocca dal 65%?

65% che è il minimo per non incorrere nelle multe che si pagano a tonnellata di rifiuti raccolti in meno rispetto tale limite.

Spero fra l’altro che sia prevista una penalità nel nuovo contratto di servizio a carico di ACAM, o di chi se la mangerà, pari alle multe che arrivassero in caso di mancato rispetto del limite imposto.

Mi pare ovvio che IREN avrà tutto l’interesse ad avere più rifiuti possibile da bruciare perché guadagnerebbe nella trasformazione in CSS a saliceti, nello smaltimento, che vuol dire bruciarli come CSS nei loro inceneritori e nella rivendita dell’energia prodotta senza un minimo beneficio sulla tariffa applicata ai cittadini che con il porta a porta fanno anche il lavoro di differenziazione. Meno rifiuti differenziati, meno introiti dai consorzi. Soldi che in caso di aggregazione non si sa neppure che fine farann, ma che dovrebbero rientrare ai comuni produttori di materie prime secondarie differenziate come plastica, legno, alluminio, eccetera.

Ma non solo: stabilizzare la percentuale di differenziata impedirebbe di accedere agli sconti sull’indifferenziato residuo previsti dalle normative regionali che arrivano anche al 70% in base a quanto è più alta la percentuale di differenziata.
Tutto questo se, come crediamo, la politica esproprierà ACAM ai cittadini in favore di IREN… situazioni a cui aggiungo il fatto che finiremo in un colosso con 2 miliardi e mezzo di debito a lungo termine… non ne abbiamo già abbastanza dei nostri?

Mi pare ce ne sia abbastanza per pretendere che il controllo rimanga in mani totalmente pubbliche, dei comuni del territorio e con il territorio stesso totalmente padrone anche della governance e dell’indirizzo politico. Indipendentemente dal colore delle amministrazioni locali e socie di ACAM.

Votiamo dunque convintamente contro il piano di aggregazione proposto da ACAM.

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