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Hospice e Oncologia: ASL 5 allo sbando totale

di Francesco Battistini

Che c’è di meglio di una bella inaugurazione al ridosso del natale? Questa volta è toccato all’Hospice essere inaugurato in pompa magna con tanto di rinfresco e autorità civili e religiose. Un servizio questo che però, va ricordato, ha una locazione provvisoria. È stata allestita, dunque, spendendo dei soldi pubblici, un’ala del San Bartolomeo di Sarzana per farne un uso molto limitato nel tempo e per tentare di recuperare un ritardo di oltre 10 anni, in attesa, va detto, che il tutto si ritrasferisca nuovamente, sicuramente con un altro evento inaugurale, nella struttura che si sta costruendo proprio davanti a quel presidio ospedaliero e sulla quale i lavori procedono a rallentatore.
Il gioco dei trasferimenti continui sembra essere, dunque, un altro cavallo di battaglia di questa dirigenza ASL che dimostra ancora una volta di navigare senza una bussola e di non saper fare scelte appropriate nell’interesse del paziente.
Non si spiegano diversamente dalla suddetta confusione organizzativa le vicende legate alla mancata riallocazione della stanza UFA oggi presente all’interno dell’Ospedale del Felettino, prossimo alla dismissione e alla demolizione.
La stanza UFA è l’unica struttura che consente la preparazione dei farmaci chemioterapici. Dunque l’importanza che ricopre risulta, ovviamente, essere fondamentale per le terapie oncologiche e nonostante questo la dirigenza della ASL5, pur sapendo, da anni, che l’Ospedale in cui oggi è allestita la stanza UFA dovrà essere smantellato, si è ridotta all’ultimo secondo, in pieno affanno, a cercare un locale dove piazzarla, ancora una volta provvisoriamente e, non solo, con il rischio piuttosto reale di non riuscire ad averla per tempo con un grosso aggravio, se ciò non dovesse accadere, per le finanze del nostro servizio sanitario.
Un’altra chiara manifestazione di come questa dirigenza non sia in grado di fare scelte corrette sta nella allocazione dei servizi inerenti al Dipartimento di Oncologia.
Un Day Hospital oncologico, l’unico per tutta la provincia, per la somministrazione dei farmaci chemioterapici appena ricavato in un padiglione del Sant’Andrea della Spezia, con dimensioni molto ridotte; una radioterapia nel bunker, accanto ad un cantiere, costruito al Felettino ed infine, ad oltre 20 chilometri di distanza, il reparto per le cure palliative inserito in una piccola ala del San Bartolomeo di Sarzana.
Un incubo questo concepito esclusivamente per pesare sulle spalle dei famigliari e dei pazienti stessi che, in una condizione già fisicamente e psicologicamente sofferente per la malattia, si troveranno a dover viaggiare, con tutto ciò che questo comporta, in lungo e in largo per la provincia per potersi curare.
La Sanità, quella vera, è ben diversa da questa schizofrenia organizzativa che mira solo a tagliar nastri e ad inaugurar strutture.
La Sanità pubblica che funziona davvero è quella ben distribuita sul territorio e che consente al paziente di potersi curare stando il più vicino possibile alla propria casa e ai propri affetti, patendo meno disagi possibili e pesando il meno possibile sugli altri e sulle finanze della propria famiglia.

Sono 15 anni che i pazienti della Val di Magra, con continui rinvii di 3 mesi in 3 mesi, attendono che si apra un punto di somministrazione dei chemioterapici endovenosi a Sarzana. Noi continuiamo a chiedere a gran voce che si apra subito questo servizio.

 

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