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Sicurezza & Decoro urbano, Sviluppo economico, Territorio & Ambiente

Qual è il vero senso di una Area Pedonale

Oggi vediamo, sotto i nostri occhi, il deludente senso civico che permea la cittadina di Sarzana ed alcuni suoi cittadini.

Dall’abbandono dei rifiuti alla scarsa cura dei beni comuni traiamo un senso di scarso rispetto verso il prossimo e ancor di più verso noi stessi.

Per approfondire la questione proviamo ad affrontare un esempio chiaro di questo scarso rispetto, valutandone anche alcuni aspetti, non trascurabili, legati al commercio.

Parliamo delle Isole o Aree pedonali, che dovrebbero garantire una zona di tranquillo passeggio per chi si avventura nel centro storico. Esempi chiari, anche espressi sui quotidiani o sui social media, sono lo stato di occupazione delle aree pedonali di Piazza Garibaldi, Piazzetta De Andrè, Piazza San Giorgio insieme alle vie del centro da parte di veicoli di ogni genere e in qualsiasi ora del giorno e della notte.

Dall’altro lato un dato di fatto: poca gente in giro, commercio in sofferenza.

Lo abbiamo testimoniato mostrando il vasto numero di locali commerciali sfitti.

Lo hanno testimoniato le lamentele dei commercianti.

Lo hanno testimoniato i cittadini usando lo strumento dei Social network.

Per certo sono molteplici i fattori che hanno portato a un graduale declino. Che sia colpa dei centri commerciali, del freddo, delle pedonalizzazione o addirittura del cambio di abitudini dovute all’uso smodato di internet e dei social? Difficile dirlo, forse è un insieme di cause, la maggior parte delle quali comunque persistono da anni. Fatto sta che il nostro centro storico sta vivendo una lenta agonia.

«Il centro sembra in sofferenza» è il pensiero comune. E quindi occorre dialogare, trovare nuove proposte, cambiare laddove necessario.

Proviamo a ragionare sul tema della pedonalizzazione non come fine, ma piuttosto come «mezzo per giungere alla costruzione di una comunità».

Costruiamo un nuovo senso di comunità

Il centro storico sembrerebbe incapace di attrarre persone rimanendo poco frequentato se non, addirittura, a tratti, completamente deserto. Post sui social, con foto e condanne di fallimento annesse si susseguono, come se un’istantanea personale scattata da un punto particolare e ad un orario particolare potesse raccontare compiutamente un organismo complesso quale è il centro storico di una città. Povera Sarzana, ma come la stanno riducendo!…

Insomma, si è riaccesa l’attenzione sul nostro centro storico e vorremmo cogliere l’occasione e l’atmosfera forse propizia per lanciare un nuovo spunto e ampliare il dibattito sulla pedonalizzazione del centro storico.

Da molte parti si rileva il fatto che lo spazio pubblico è oramai diventato esclusivamente uno spazio del consumo. Alcuni esempi a sostegno di questa affermazione. Un bando regionale di qualche anno fa per la riqualificazione dei centri storici marchigiani si intitolava: centro storico, centro commerciale naturale.

Le gallerie climatizzate dei centri commerciali sembrano essere gli unici spazi pubblici che funzionano e, in fondo, anche i commenti dei post summenzionati parlano di strade vuote del centro e negozi che non vendono. Sembrerebbe che la comunità in cui viviamo e di cui facciamo parte non riesca a vedere lo spazio pubblico se non in termini di spazio espositivo, di luogo dove consumare qualcosa, sia esso un pezzo di pizza o un evento culturale, un concerto…

Ma non è stato sempre così, e non bisogna andare troppo lontano nel tempo: è vivida nella memoria di chi scrive l’immagine dei sabati pomeriggio con persone a passeggio che erano lì “esclusivamente” per vedersi e stare insieme. Magari una volta ci si comprava una camicia, un’altra volta un blue jeans, un gelato o un’aranciata, ma il motivo era sempre quello: si andava in centro perché era lì che ci si vedeva e ci si incontrava.

Il consumo era insomma presente, ma rappresentava un ingrediente, tra i tanti, del vivere insieme. Poi, come sempre accade, pian piano, le cose son cambiate; sono nati i centri commerciali, le aree a conglomerato commerciale ( ad esempio la Variante Aurelia ) e hanno fatto ingresso nella vita quotidiana di ognuno di noi le nuove tecnologie aprendo nuovi scenari di acquisto.

Aree Pedonali: sono davvero un evento anacronistico?

Lo spazio pubblico che una volta si riempiva riconoscendosi come un tutt’uno, ora che lo abbiamo liberato dalle auto, come lo riempiamo di nuovo?

Solamente come luogo di passaggio per andare a comprare qualcosa?

Non riusciamo a trovare  altri motivi?

La contrarietà alla pedonalizzazione, che esce fuori, risiede forse anche in una momentanea mancanza di risposte a questi quesiti. Diverse associazioni cittadine, da qualche tempo, stanno proponendo le proprie risposte di appropriazione dello spazio pubblico, senza nostalgie, cogliendo dal passato gli spunti da riadattare nel presente. Pensiamo alla possibilità di realizzare eventi utilizzando gli spazi urbani del centro, o di organizzare  camminate nel verde o in città, ma anche alla rinascita di luoghi di incontro sociale piuttosto che di acquisto solidale in cui l’acquisto diventa un atto di condivisione. Questa ricerca di risposte credibili a domande decisamente impegnative sul nostro essere comunità avviata dalle varie associazioni, ma a cui ognuno di noi, in qualsiasi forma, dovrebbe dare un contributo, richiede, per il suo ruolo, una presenza forte dell’amministrazione comunale, e che si metta in comunicazione con tutti i soggetti, attivamente e in trasparenza, in maniera che i singoli contributi si trasformino da eventi sporadici (in qualche modo oggetti di consumo loro stessi) in prassi quotidiana.

L’istituzione dell’isola pedonale non deve essere vista quindi come un fine (e alcuni suoi sostenitori commettono questo errore), ma come mezzo per giungere alla costruzione di una comunità maggiormente coesa e articolata, capace di cogliere e di affrontare le complessità dell’epoca che stiamo vivendo. Essa rappresenta, nel suo piccolo, una sfida reale che ci investe tutti, come cittadini. Se la si perdesse, non sarebbe una sconfitta per questa o quell’altra amministrazione ma il segno della nostra debolezza come comunità.

 

Marco Marchi

Coordinamento Sarzana in movimento

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